Shakespeare non è per tutti: il nuovo thriller di Roberto Bassoli

Shakespeare non è per tutti: il nuovo thriller di Roberto Bassoli

È in tutte le librerie e negli store digitali il nuovo libro di Roberto Bassoli, Shakespeare non è per tutti, edito da Santelli Editore. Un thriller che terrà i lettori con il fiato sospeso, tra le montagne dell’Alto Adige, il cuore dell’Africa e il Nord Europa, in una spirale di violenza, morte e vendetta. Le tranquille abitudini di Alfred Ploner, imprenditore altoatesino, vengono sconvolte dall’incontro con una spietata organizzazione criminale. Suo malgrado, Ploner si ritroverà coinvolto in una vicenda drammatica, dove un carico d’oro macchiato di sangue e gli effetti devastanti della vendetta saranno i protagonisti. Dalle vigne dell’Alto Adige alle strade di Bolzano, dai deserti africani alle città del Nord Europa: il romanzo di Bassoli è un viaggio mozzafiato nel cuore del thriller. Un intreccio di suspense, azione e colpi di scena che terrà i lettori incollati alle pagine fino all’ultima riga.

Il titolo “Shakespeare non è per tutti” è decisamente intrigante. Cosa l’ha ispirata a sceglierlo e come si lega alla trama del libro?

«Quando stavo raccogliendo le idee per la stesura del romanzo, mi trovavo in un periodo di rilettura di alcune tragedie di Shakespeare. Una di queste, Macbeth, mi aveva colpito particolarmente per il tema centrale trattato, riconoscendolo come motore della trama che stavo elaborando. In quel momento ho deciso di strutturare il racconto come un’opera shakespeariana. Il titolo, il cui senso viene svelato verso la fine del romanzo, è al tempo stesso un omaggio al grandissimo drammaturgo inglese e un gioco di ombre dietro altre ombre sul quale si fonda il mio testo».

Nel libro c’è un mix di location molto diverse tra loro. Cosa c’entrano le montagne dell’Alto Adige con il cuore dell’Africa e il Nord Europa?

«Ho deciso di ambientare una parte del romanzo a Bolzano perché è una città che viene nominata solo per l’alta qualità della vita e in cui pare non accada mai nulla di drammatico. Credo che non esista un luogo nel quale vi sia solo luce, tranquillità e benessere. Quindi, ho voluto esplorare i lati oscuri che inevitabilmente si nascondono dietro le migliori apparenze. Per quanto riguarda l’Africa e l’Europa del nord, sono legate da un carico d’oro contrabbandato: il motivo per cui si sviluppa un disegno fatto di complotti e intrighi».

Il protagonista è un imprenditore che viene coinvolto in una vicenda criminale. Cosa l’ha spinta a creare un personaggio così “ordinario” catapultato in una situazione straordinaria?

«Non ho voluto creare un personaggio da romanzo, bensì portare sulla scena un uomo il più reale possibile, la cui vita potrebbe essere quella di chiunque di noi. Alfred siamo noi, persone “normali” che possono precipitare in situazioni estreme senza averle immaginate né cercate, e che si trovano a dover sfidare chi le ha spinte nel precipizio e soprattutto i demoni che non sapevano di nascondere nella propria mente».

Il tema della vendetta sembra essere centrale nel libro. Cosa l’affascina di questo tema?

«Non ho una buona opinione della vendetta. La considero una delle peggiori pulsioni che possano essere alimentate. È distruttiva specialmente per chi la insegue e, nutrendosene, rischia di trasformarsi in una creatura incapace di riconoscere e temere l’orrore. Purtroppo, l’orrore è seducente. Non dovrebbe essere così, ma pare sia inevitabile. Per un autore di thriller rappresenta comunque materiale utile per costruire la trama di un romanzo decisamente “tenebroso”».

I suoi precedenti romanzi hanno avuto buon successo. Cosa si aspetta da “Shakespeare non è per tutti”?

«Mi piacerebbe che i lettori divorassero il testo, dalla prima all’ultima pagina, senza mai sentirsene sazi. Per un autore di thriller sapere che il suo lavoro non ha concesso un attimo di respiro al proprio pubblico è il riconoscimento più ambito. Un libro che rimane in un cassetto è terribilmente malinconico».

Cosa la appassiona particolarmente del genere thriller?

«La continua incertezza, quel senso di sorpresa in agguato che mi fa dire: “Oddio, e adesso cosa succederà?”. La tensione narrativa che mi fa rimanere incollato a un romanzo è il miglior antidoto contro la lentezza con cui il tempo trascorre quando decide di non volere offrire niente».

Quali sono gli autori che l’hanno maggiormente influenzata?

«Potrei citare Thomas Harris, Patricia Cornwell, Michael Connelly, Lee Child, ma quelli a cui sono maggiormente affezionato non sono propriamente scrittori di thriller. Alludo ai maestri del genere “spy” come Frederick Forsyth, Robert Ludlum, Tom Clancy e il Ken Follett capace di libri come Triplo e Il codice Rebecca. Paradossalmente, gli scrittori che mi hanno influenzato maggiormente non hanno mai pubblicato un thriller, come viene inteso abitualmente. Non sono nemmeno simili stilisticamente; anzi, sono l’uno l’opposto dell’altro. Ciò non toglie che abbiano vinto un Nobel a testa e mi abbiano fatto amare ancor di più la narrativa. A Ernest Hemingway e Camilo José Cela vanno la mia venerazione di lettore e la mia infinita ammirazione di scrittore».

Chi è Roberto Bassoli

Roberto Bassoli, nato a Modena nel 1961, è uno scrittore, giornalista, musicologo ed esperto in Marketing e Comunicazione. Tra le sue passioni la musica barocca, il jazz, gli sport velici e il tiro a segno, di cui è anche tecnico federale. I suoi precedenti romanzi thriller, Le idi di luglio, La sindrome di Bosch e Qisas, hanno riscosso un notevole successo di pubblico e critica. L’autore dedica questo suo quarto libro alla moglie Eva, per il sostegno e la pazienza dimostrati durante il processo di scrittura del libro.

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